21/07/2001-29/10/2008 G8 Docet
http://tv.repubblica.it/copertina/la-polizia-ignorava-i-violenti/25715?video
29/10/08
"Abolire le prigioni"
Il regno odioso delle prigioni non finirà senza che ciascuno impari a non imprigionarsi più in un comportamento economizzato dai riflessi del profitto e dello scambio.
Meno l'animalità si ingabbierà nella rigidità del carattere, arrabbiandosi per frustazioni perpetue, più aprirà le porte del godimento a progressivi affinamenti, e più apparirà a tutti l'orrore di rinchiudere in cella dei condannati che vi languiscono non per i loro misfatti, ma perché esorcizzano i demoni che le persone oneste imprigionano in loro.
I progressi che l'umanesimo auspica fanno rabbrividire. Se le prigioni spariranno senza che il godimento sia restaurato nei suoi diritti, esse cederanno soltanto il posto ad istituzioni psichiatriche ariose, in accordo con le terapie che anestetizzano nei condannati al lavoro quotidiano la violenza delle frustrazioni.
Non è forse giunto il tempo di stabilirsi talmente nell'amore di sé che, arrivando ad adeguarsi dal fondo del cuore molta felicità, ci si affezioni agli altri per la felicità stessa che tocca loro in sorte, amandoli per il favore di amare che dispensano a se stessi?
Non sopporto di essere abbordato per il ruolo, la funzione, il carattere, l'istantanea che mi fissa e mi imprigiona in ciò che non sono. Quale incontro sperare in un luogo in cui l'obbligo di essere in rappresentazione impedisce sempre che io esista?
Mi importa soltanto la presenza del vivente, in cui convergono tutte le libertà che nessun giudizio ha il potere di arrestare.
Raoul Vaneigem
Meno l'animalità si ingabbierà nella rigidità del carattere, arrabbiandosi per frustazioni perpetue, più aprirà le porte del godimento a progressivi affinamenti, e più apparirà a tutti l'orrore di rinchiudere in cella dei condannati che vi languiscono non per i loro misfatti, ma perché esorcizzano i demoni che le persone oneste imprigionano in loro.
I progressi che l'umanesimo auspica fanno rabbrividire. Se le prigioni spariranno senza che il godimento sia restaurato nei suoi diritti, esse cederanno soltanto il posto ad istituzioni psichiatriche ariose, in accordo con le terapie che anestetizzano nei condannati al lavoro quotidiano la violenza delle frustrazioni.
Non è forse giunto il tempo di stabilirsi talmente nell'amore di sé che, arrivando ad adeguarsi dal fondo del cuore molta felicità, ci si affezioni agli altri per la felicità stessa che tocca loro in sorte, amandoli per il favore di amare che dispensano a se stessi?
Non sopporto di essere abbordato per il ruolo, la funzione, il carattere, l'istantanea che mi fissa e mi imprigiona in ciò che non sono. Quale incontro sperare in un luogo in cui l'obbligo di essere in rappresentazione impedisce sempre che io esista?
Mi importa soltanto la presenza del vivente, in cui convergono tutte le libertà che nessun giudizio ha il potere di arrestare.
Raoul Vaneigem
La classe / Entre les murs
Didattico nel senso più nobile del termine, per una scuola da rifondare e ripensare. Palma d'Oro a Cannes per Cantet.
Ci voleva un ex critico cinematografico di Playboy, anima del gruppo punk rock Zabriskie Point ed ex collaboratore dei Cahiers du Cinèma per riportare la Palma d'Oro in Francia. Parliamo di Francois Bégaudeau, insegnante di scuola media e scrittore, protagonista del mockumentary di Laurent Cantet sulla scuola transalpina tratto dal suo best seller. Quello era un diario di viaggio, la pellicola è uno sguardo diretto sulla realtà che ha il pregio di mostrare la profonda complessità attuale dei ruoli di studente e docente.
Non siamo, come in quasi tutto il cinema scolastico, in una realtà estrema, ma in una normale aula che racchiude diverse anime etiche, etniche, culturali, di classe. Sociale e non. Cantet, fine conoscitore delle ferite sociali del nostro mondo (dal precariato al turismo sessuale), prende gli attori dalla scuola e dopo un lungo training li mette a confronto con il professore-attore-autore, in una docufiction appassionata e appassionante. Diverte, fa riflettere, coinvolge, mostra una scuola viva (forse troppo, merito della macchina da presa) ma da rifondare e ripensare. Si è gridato al capolavoro, è soprattutto un film didattico, nel senso più nobile del termine: impareranno molto genitori, professori, ragazzi. Promosso. 09/10/2008
Ci voleva un ex critico cinematografico di Playboy, anima del gruppo punk rock Zabriskie Point ed ex collaboratore dei Cahiers du Cinèma per riportare la Palma d'Oro in Francia. Parliamo di Francois Bégaudeau, insegnante di scuola media e scrittore, protagonista del mockumentary di Laurent Cantet sulla scuola transalpina tratto dal suo best seller. Quello era un diario di viaggio, la pellicola è uno sguardo diretto sulla realtà che ha il pregio di mostrare la profonda complessità attuale dei ruoli di studente e docente.
Non siamo, come in quasi tutto il cinema scolastico, in una realtà estrema, ma in una normale aula che racchiude diverse anime etiche, etniche, culturali, di classe. Sociale e non. Cantet, fine conoscitore delle ferite sociali del nostro mondo (dal precariato al turismo sessuale), prende gli attori dalla scuola e dopo un lungo training li mette a confronto con il professore-attore-autore, in una docufiction appassionata e appassionante. Diverte, fa riflettere, coinvolge, mostra una scuola viva (forse troppo, merito della macchina da presa) ma da rifondare e ripensare. Si è gridato al capolavoro, è soprattutto un film didattico, nel senso più nobile del termine: impareranno molto genitori, professori, ragazzi. Promosso. 09/10/2008
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"Avviso agli studenti" di Raoul Vaneigem (1995)
Capitolo I
Una scuola dove la vita si annoia insegna solo le barbarie
Capitolo II
Farla finita con l'educazione carceraria e la castrazione del desiderio
Una scuola che ostacola i desideri stimola l'aggressività
Come può esserci conoscenza dove c'è oppressione?
Imparare senza desiderio vuol dire disimparare a desiderare
Errore non vuol dire colpa
Solo coloro che posseggono la chiave dei campi e la chiave dei sogni apriranno la scuola su una società aperta
Capitolo III
Smilitarizzare l'insegnamento
Ciò che si insegna attraverso la paura rende il sapere timoroso
Liberare dalla costrizione il desiderio di sapere
Capitolo IV
Fare della scuola un centro di creazione di vita, non l'anticamera di una società parassitaria e mercantile
Delle nuove leve per gestire il fallimento
La fine del lavoro forzato inaugura l'era della creatività
Privilegiare la qualità
Capitolo V
Imparare l'autonomia, non la dipendenza
L'alleanza con il bambino è un'alleanza con la natura
Sull'aiuto indispensabile al rifiuto dell'assistenza permanente
Il denaro del servizio pubblico non deve più essere al servizio del denaro
Titolo originale: Avertissement aux écoliers et lycéens (1995)
Traduzione di Sergio Ghirardi.
Pubblicato da Nautilus, 1996, Torino.
Una scuola dove la vita si annoia insegna solo le barbarie
Capitolo II
Farla finita con l'educazione carceraria e la castrazione del desiderio
Una scuola che ostacola i desideri stimola l'aggressività
Come può esserci conoscenza dove c'è oppressione?
Imparare senza desiderio vuol dire disimparare a desiderare
Errore non vuol dire colpa
Solo coloro che posseggono la chiave dei campi e la chiave dei sogni apriranno la scuola su una società aperta
Capitolo III
Smilitarizzare l'insegnamento
Ciò che si insegna attraverso la paura rende il sapere timoroso
Liberare dalla costrizione il desiderio di sapere
Capitolo IV
Fare della scuola un centro di creazione di vita, non l'anticamera di una società parassitaria e mercantile
Delle nuove leve per gestire il fallimento
La fine del lavoro forzato inaugura l'era della creatività
Privilegiare la qualità
Capitolo V
Imparare l'autonomia, non la dipendenza
L'alleanza con il bambino è un'alleanza con la natura
Sull'aiuto indispensabile al rifiuto dell'assistenza permanente
Il denaro del servizio pubblico non deve più essere al servizio del denaro
Titolo originale: Avertissement aux écoliers et lycéens (1995)
Traduzione di Sergio Ghirardi.
Pubblicato da Nautilus, 1996, Torino.
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27/10/08
Traité sur le savoir vivre...

Ce qu'il y a de vécu dans ce livre, je n'ai pas l'intention de le rendre sensible à des lecteurs qui ne s'apprêtent en toute conscience à le revivre. J'attends qu'il se perde et se retrouve dans un mouvement général des esprits, comme je me flatte que les conditions présentes s'effaceront de la mémoire des hommes.
Le monde est à refaire : tous les spécialistes de son reconditionnement ne l'empêcheront pas. De ceux-là, que je ne veux pas comprendre, mieux vaut n'être pas compris.
Pour les autres, je sollicite leur bieveillance avec une humilité qui ne leur échappera pas. J'aurais souhaité qu'un tel livre fût accessible aux têtes les moins rompues au jargon des idées. J'espère n'avoir échoué qu'au second degré. De ce chaos sortiront quelque jour des formules qui tireront à bout portant sur nos ennemis. Entre-temps, que la phrase à relire fasse son chemin. La voie vers la simplicité est la plus complexe et, ici particulièrement, il était utile ne pas arracher aux banalités les multiples racines qui permettront de les transplanter dans un autre terrain, de les cultiver à notre profit.
Jamais je n'ai prétendu révéler du neuf, lancer de l'inédit sur le marché de la culture. Une infime correction de l'essentiel importe plus que cent innovations accessoires. Seul est nouveau le sens du courant qui charrie les banalités.
Depuis le temps qu'il y a des hommes, et qui lisent Lautréamont, tout est dit et peu sont venus pour en tirer profit. Parce que nos connaissances sont en soi banales, elles ne peuvent profiter qu'aux esprits qui ne le sont pas.
Le monde moderne doit apprendre ce qu'il sait déjà, devenir ce qu'il est, à travers une immense conjuration d'obstacles, par la pratique. On n'échappe à la banalité qu'en la manipulant, en la dominant, en la plongeant dans le rêve, en la livrant au bon plaisir de la subjectivité. J'ai fait la part belle à la volonté subjective, mais que personne ne m'en fasse grief avant d'avoir estimé tout de bon ce que peuvent, en faveur de la subjectivité, les conditions objectives que le monde réalise chaque jour. Tout part de la subjectivité et rien ne s'y arrête. Aujourd'hui moins que jamais.
La lutte du subjectif et de ce qui le corrompt élargit désormais les limites de la vieille lutte des classes. Elle la renouvelle et l'aiguise. Le parti pris de la vie est un parti pris politique. Nous ne voulons pas d'un monde où la garantie de ne pas mourir de faim s'échange contre le risque de mourir d'ennui.
L'homme de la survie, c'est l'homme émietté dans les mécanismes du pouvoir hiérarchisé, dans une combinaison d'interférences, dans un chaos de techniques oppressives qui n'attend pour s'ordonner que la patiente programmation des penseurs programmés.
L'homme de la survie, c'est aussi l'homme unitaire, l'homme du refus global. Il ne se passe un instant sans que chacun de nous ne vive contradictoirement, et à tous les degrés de la réalité, le conflit de l'oppression et de la liberté ; sans qu'il ne soit bizarrement déformé et comme saisi en même temps selon deux perspectives antagonistes : la perspective du pouvoir et la perspective du dépassement. Consacrées à l'analyse de l'une et l'autre, les deux parties qui composent le Traité de savoir-vivre mériteraient donc d'être abordées non successivement, comme l'exige la lecture, mais simultanément, la description du négatif fondant le projet positif et le projet positif confirmant la négativité. Le meilleur ordre d'un livre, c'est de n'en avoir pas, afin que le lecteur y découvre le sien.
Ce qu'il y a de manqué dans l'écriture reflète aussi le manque chez le lecteur, en tant que lecteur et plus encore en tant qu'homme. Si la part d'ennui à l'écrire transparaît dans une certaine part d'ennui à le lire, ce ne sera là qu'un argument de plus pour dénoncer le manque à vivre. Pour le reste, que la gravité du temps excuse la gravité du ton. La légèreté est toujours en deçà ou au-delà des mots. L'ironie, ici, consiste à ne l'oublier jamais.
Le Traité de savoir-vivre entre dans un courant d'agitation dont on n'a pas fini d'entendre parler. Ce qu'il expose est une simple contribution parmi d'autres à la réédification du mouvement révolutionnaire international. Son importance ne devrait échapper à personne, car personne, avec le temps, n'échappera à ses conclusions.
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25/10/08
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