I filosofi governanti, per essere all'altezza del loro compito, devono ricevere una accurata educazione, che deve avere ad oggetto l'apprendimento più grande (megiston mathema). La conoscenza più grande è quella dell'idea del bene (tou agathou idea), attingendo la quale il giusto e le altre cose diventano utili e giovevoli. [505a] La conoscenza del bene risponde all'esigenza di dare un indirizzo alla pluralità delle nostre cognizioni, cioè un orientamento che sia unitario e che sia connesso alle nostre domande fondamentali, che sono di natura pratica e non teoretica. Per Platone le domande che danno origine alla filosofia non sono "che cos'è l'essere?" o "quali sono gli strumenti per conoscerlo?", ma le interrogazioni "sul bene dell'uomo e della realtà in cui egli si trova a vivere; la conversione al mondo delle idee è auspicabile non tanto perché apre la visione del vero essere, ma perché apre l'accesso a ciò che è bello e buono; così pure la scelta in favore di verità e scienza contro l'opinione non è sorretta da un naturale impulso contemplativo, ma dal fatto che scienza e verità sono belle" (F. Trabattoni, Platone, Roma, Carocci, 1998, p. 219). L'interesse primo della ragione, in altri termini, è pratico. Il bene, prosegue Socrate, viene dalla maggioranza identificato col piacere, e dai più raffinati con la phronesis, cioè con la capacità di discernere. Ma poi, quando si chiede loro di quale phronesis si tratti, sono costretti a rispondere che si tratta della phronesis del bene, come se fosse già chiaro il senso della parola "bene". Quelli che identificano il bene con il piacere incorrono in una analoga difficoltà quando sono costretti ad ammettere che vi sono piaceri buoni e piaceri cattivi. [505b-c]In altre parole: una volta identificato teoreticamente il bene con qualcosa di definito - il giudizio o il piacere - , siamo costretti a renderci conto che l'identificazione è circolare o contraddittoria. Una persona è dotata di phronesis quando sa giudicare sul bene: ma allora il bene non è la phronesis. Se identifichiamo il bene con il piacere, quasta definizione si rivela contraddittoria non appena ci mettiamo a classificare i piaceri: e siamo costretti a fare questa classificazione ogni volta che dobbiamo compiere delle scelte. Insomma - dice Socrate - è evidente che il bene è una questione controversa.